sabato 21 settembre 2013

Dov’è il bottleneck per la nostra economia e per le imprese?


La società italiana è fortemente patrimonializzata, il valore della ricchezza posseduta dalle famiglie italiane è ca. 6-7 volte il PIL. Contemporaneamente, dato confermato anche da uno degli ultimi rapporti Censis, si assiste a una incapacità di investire questa ricchezza.

'Abbiamo resistito alla crisi riproponendo il tradizionale modello adattativo-reattivo: non abbiamo esasperato il primato della finanza sull'economia reale, le banche hanno mantenuto un forte aggancio al territorio, il sistema economico e' caratterizzato da una diffusissima e molecolare presenza di piccole aziende, il mercato del lavoro e' elastico (si pensi al sommerso) e protetto (si pensi al lavoro fisso e agli ammortizzatori sociali), le famiglie sono patrimonializzate. La crisi ha finito per rallentare il processo di uscita dal puro adattamento intravisto lo scorso anno, quando all'orizzonte si presentava quasi una 'seconda metamorfosi', dopo quella degli anni fra il '45 e il '75. 

Sono pero' in corso alcuni processi di trasformazione''.

''La societa' italiana e' una societa' testardamente replicante. Quel 'non saremo piu' come prima' che un anno fa dominava la psicologia collettiva e' mutato in un 'siamo sempre gli stessi'''. Lo sostiene il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, a commento della presentazione del 43° rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese 2009.

Sono in molti a sostenere che si tratti di una fase di trasformazione strutturale e non di un momento congiunturale, sono venuti a mancare alcuni assunti di base che hanno caratterizzato il mondo del lavoro negli ultimi 50: continuità lavorativa e crescita lineare.

Andrebbe ricostruita una “società” sulla base dei nuovi assunti.

Paradossalmente avere una società fortemente patrimonializzata in un mondo che cambia velocemente e dominato da “filosofie” antitetiche all “essere sempre gli stessi”, rappresenta un bottleneck enorme rispetto alla capacità di stare al passo dei tempi.

E allora che fare? Rimanendo strettamente ancorati al territorio dell’impresa, credo che la prima cosa sia, parafrasando il prof. Amadori, “rafforzare le infrastrutture mentali dell’impresa”; aumentare cioè drasticamente la capacità della classe dirigente di interpretare la realtà senza farsi trascinare dai vecchi paradigmi. In altre parole allenare l’inutito, perché senza allenamento e disciplina anche il talento più brillante non produce risultati degni di nota (Michael Jordan).

Vi invito a dare un’occhiata a un metodo di allenamento della capacità di pensare (il futuro) senza farsi trascinare dai vecchi paradigmi, i Thinking Processes Tools della TOC (Theory of Constraints) – ne potete trovare una buona descrizione e un caso di applicazione in questo libro “Creare valore nel territorio: il caso Cassa Padana. Come organizzare e partecipare il cambiamento”  seguendo questo link: http://www.ibs.it/code/9788846475572/pettinati-luigi/creare-valore-nel.html

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