Gestire un’organizzazione significa prevedere: le abilità di
previsione hanno a che fare con la comprensione dei processi e della
variabilità da cui sono affetti. Una gestione efficace dei processi aziendali
passa attraverso la continua riduzione di tale variabilità. Quali sono le cause
di variabilità all’interno di un’organizzazione? Quali sono gli strumenti per
affrontarle? quali sono le difficoltà organizzative da affrontare in un
percorso di miglioramento delle prestazioni?
La variabilità è intrinseca a tutte le attività nelle organizzazioni. Un ammontare
eccessivo di variabilità spesso è indice di:
- procedure poco consistenti con l’obiettivo del sistema
- assunzioni errate circa i ruoli ed i compiti di coloro che lavorano all’interno dell’organizzazione
Oltre alle carte di controllo, i Thinking Processes Tools (
strumenti a supporto dei processi di pensiero), sviluppati dal fisico
israeliano Eli Goldratt, risultano essere molto efficaci per la stabilizzazione
del sistema e la creazione dei presupposti per il miglioramento delle
prestazioni. Questi strumenti logici si rivelano essere particolarmente
efficaci per definire procedure di lavoro: l’utilizzo dell’Albero della
Transizione consente di disegnare i processi come una sequenza di passi che
portano all’obiettivo definito secondo una logica di sufficienza, ed il
diagramma logico noto come Nuvola di Disallineamento si rivela molto utile per
il corretto riallineamento tra autorità e responsabilità.
L’importanza di queste fasi ha un fortissimo impatto anche
sul meccanismo di schedulazione delle attività di produzione. La
standardizzazione delle attività gioca infatti un ruolo essenziale nel processo
di pianificazione: innanzitutto la riduzione della variabilità facilita la
stima di durata delle singole attività, ed in secondo luogo il fatto che lo
svolgimento del lavoro non dipenda direttamente dalla singola persona, riduce
drasticamente il problema della contesa di risorse tanto sentito nella
produzione a commessa.
Cerchiamo di capire un po’ meglio la logica di questi
strumenti e come essi possano diventare un utile strumento gestionale per far
fronte ai problemi quotidiani di ogni organizzazione.
Che cosa ostacola il successo dell’empowerment (l’azione di
dare alle persone il potere di agire in autonomia) nelle organizzazioni?
Il nostro obiettivo è, naturalmente, gestire in modo
efficace. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo soddisfare due condizioni
necessarie:
- per gestire in modo efficace dobbiamo assicurarci che il lavoro sia sempre portato a termine
-
- d’altra parte, per gestire in modo efficace, dobbiamo mettere le persone dello staff in condizione di portare avanti il lavoro.
Questo ci porta ad un conflitto: per dare empowerment alle
persone non dobbiamo interferire con il loro lavoro.
Allo stesso tempo, in alcuni casi, per garantire
l’esecuzione del lavoro, dobbiamo interferire.
Quali sono gli assunti sottesi a questa seconda connessione
logica?
In altre parole, perché crediamo di dover interferire?
Perché le persone non sono in grado di portare avanti il
lavoro da sole. Quindi, l’unico modo per garantire un empowerment efficace è
assicurarsi che le persone siano in grado di svolgere il proprio lavoro in
completa autonomia.
A questo punto la domanda che ci dobbiamo porre è la
seguente: perché le persone non possono svolgere il lavoro da sole?
Ci sono due risposte valide a questa domanda.
Prima risposta. Le persone non hanno tutta l’autorità
richiesta per portare a termine i compiti di cui sono responsabili. In altre
parole esiste un disallineamento tra
responsabilità ed autorità legate allo svolgimento del lavoro.
Lo strumento che ci consente di riallineare autorità e
responsabilità è chiamato Nuvola di Disallineamento. Si tratta di uno strumento
logico che ci guida nell’identificazione e nella rappresentazione oggettiva di
un conflitto d’autorità. In genere tale conflitto esiste tra il compito che la persona deve svolgere e
la regola del sistema che le impedisce di farlo.
Per risolvere questo conflitto è necessario eliminare il gap
esistente tra autorità e responsabilità.
Come possiamo eliminare la necessità per i managers di
intervenire continuamente per risolvere i problemi che bloccano il lavoro delle
persone? Come possiamo sviluppare sistematicamente una nuova autorità che lo
consenta? Come possiamo far accettare alle persone questa nuova autorità e
metterle in condizione di agire in accordo con essa?
Scrivendo la Nuvola di Disallineamento, siamo in grado di
rispondere a queste domande e di identificare la causa del disallineamento tra
autorità e responsabilità. Vediamo più in dettaglio. I passi da fare prevedono
la risposta alcune domande per definire meglio la situazione:
- qual è la necessità del sistema che viene messa in pericolo dal problema?
- quale regola del sistema impedisce alla persona di risolvere il problema?
- quale azione deve essere intrapresa per portare avanti il lavoro? Questa azione rompe la regola del sistema. Può la necessità del sistema che è messa in pericolo dal problema essere protetta e soddisfatta in questo modo?
- quale necessità del sistema la regola sta proteggendo?
- qual è, al livello più basso, l’obiettivo comune che entrambe le necessità cercano di soddisfare?
Rispondendo a queste domande, possiamo definire in modo
chiaro il disallineamento che si è verificato. Un disallineamento tra autorità
e responsabilità non è ingenerato dalla negligenza delle persone o dalla
riluttanza dei managers a delegare autorità, bensì deriva direttamente da un conflitto radicato
nell’organizzazione. L’obiettivo comune del sistema e delle persone che ci
lavorano è legittimo, le due necessità sono reali, e quindi, logicamente, questo
è il conflitto che nasce.
Ogni volta che si presenta un conflitto di disallineamento,
poniamoci le cinque domande che consentono di rappresentare la nuvola. In
seguito potremo affrontare la situazione con tutti, spiegando le ragioni per
cui esiste la regola del sistema che impedisce di portare avanti il lavoro.
Questo aiuterà tutti
a vedere le cose da un altro punto di vista, ognuno avrà lo strumento
concettuale per trovare una soluzione che protegga le
necessità del sistema.
Seconda risposta. La risposta alla domanda “perché le
persone non possono svolgere il lavoro in autonomia ?” è che non siamo in grado di dare istruzioni
chiare. Non siamo in grado di comunicare in modo adeguato la conoscenza
necessaria richiesta per lo svolgimento del compito assegnato.
Deming insisteva particolarmente su questo punto. Egli
definì in questo modo come dovrebbe essere un istruzione operativa.
“ Una definizione operativa dà un significato comunicabile
ad un concetto. Una definizione operativa è quella con cui le persone possono
svolgere l’attività. Una definizione operativa di sicuro, completo, affidabile
dev’essere comunicabile, con lo stesso significato, a chi vende, chi acquista e
chi produce. Lo stesso significato, ieri e oggi.”
Perché le definizioni operative sono così importanti per
l’empowerment delle persone?
Perché le interazioni forti richiedono una via di
comunicazione più precisa ed efficace? Che cosa rende la comunicazione
efficace?
L’utilizzo di parole precise? Assolutamente no!!
Quando comunichiamo qualcosa scegliamo parole ed espressioni
che hanno un significato preciso per noi, ma non è detto che lo sia anche per gli altri.
Fornire empowerment alle persone significa dare loro il
potere di agire. Dare a qualcuno una lista dettagliata delle cose da fare è
l’esatto opposto, perché:
- elimina il possesso dell’azione, impedendo così alla persona di “inventare” il proprio modo di svolgerla.
- preclude il sollevamento di implicazioni negative che rischiano così di rimanere irrisolte
- richiede un’interpretazione, per cui la persona indirizzerà gli sforzi in una direzione che gli causerà frustrazione e mancanza di risultati
Se vogliamo dare istruzioni chiare, che davvero diano
empowerment alle persone dobbiamo:
- specificare la necessità che stiamo cercando di soddisfare (perché vogliamo che essi intraprendano l’azione)
- definire l’azione che, se intrapresa, soddisferà la necessità
- esplicitare la logica (perché crediamo che l’azione soddisferà la necessità)
Lo strumento logico che consente di fare questo è l’Albero
della Transizione. Esso mostra la logica dettagliata di come muoversi dal
presente verso il futuro auspicato. Alla base dell’albero è descritto lo stato
attuale di realtà. La punta dell’albero è rappresentata dall’obiettivo – il
cambiamento di realtà che ci prefiggiamo di ottenere con il conseguimento delle
azioni definite. L’albero della Transizione contiene i seguenti elementi:
• la
necessità dell’azione
• l’azione
stessa
• la
spiegazione del perché l’azione soddisferà la necessità
• il
risultato dell’azione
• perché
il passo successivo si rende necessario
Quando forniamo un’istruzione chiara conseguiamo quattro
risultati importanti:
- riduciamo drasticamente la possibilità di malintesi
- diamo all’ascoltatore la possibilità di seguire la logica completa della nostra richiesta
- forniamo all’ascoltatore la possibilità di soddisfare la nostra necessità con un’azione differente, aumentando così il suo senso di possesso della soluzione
- diamo all’ascoltatore la possibilità di verificare eventuali “buchi logici” nel nostro processo di pensiero, o semplicemente gli diamo una chance di sollevare implicazioni negative, il che ci porterà ad una soluzione più completa e soddisfacente.
La Teoria dei Vincoli e la Teoria della Conoscenza Profonda
sono teorie di sistema. Il loro obiettivo è di fornire una struttura
concettuale per analizzare e migliorare il sistema di cui siamo parte.
I sistemi evolvono sotto lo stimolo di forze in modi che non
sono semplici da comprendere. Tale evoluzione è detta non-lineare, ad indicare
che sistemi molto simili, in circostanze molto simili, possono evolvere, ovvero
cambiare stato, in modi completamente diversi.
Probabilmente, l’utilizzo più potente dell’Albero della
Transizione consiste nel disegnare la sequenza di azioni desiderata, in quanto
che essa tiene conto dell’intrinseca non linearità del sistema. Mentre ci
sforziamo di dare sempre una spiegazione alla logica che ispira le diverse
azioni che vogliamo intraprendere per modificare lo stato del sistema, l’Albero
della Transizione accresce la nostra abilità di considerare tutte le possibili
implicazioni di queste azioni. In questo modo esso ci mette in condizione di
“predire” con ragionevole precisione come il sistema evolverà ed anticipare le
eventuali implicazioni negative. In qualche modo l’Albero della Transizione
svolge un ruolo simile a quello della carte di controllo: esso facilita la
focalizzazione aiutandoci a capire ed anticipare eventi futuri.
La Nuvola di Disallineamento e l’Albero della Transizione
riducono drasticamente lo spreco di tempo che affligge molte organizzazioni, e
forniscono alle persone una motivazione intrinseca nello svolgimento del
proprio lavoro.
La sequenza in cui la carta di controllo, la Nuvola di
Disallineamento, e l’Albero della Transizione, dovrebbero essere utilizzati
dipende dalle caratteristiche del sistema. In ogni caso tutti e tre agiscono in
modo effettivo per la riduzione della variabilità.
Un sistema è un insieme di processi che lavorano insieme per
il raggiungimento di un obiettivo comune. Gestire un sistema significa gestire
le interdipendenze tra i suoi processi, e poiché tutti i processi mostrano
variabilità, gestire un sistema significa gestire la variabilità ad esso
intrinseca.
Quali sono le difficoltà organizzative che deve affrontare
chi gestisce un’organizzazione in ottica di miglioramento continuo?
Le azioni di cui si è trattato finora: riallineare autorità
e responsabilità e definire procedure di lavoro, generalmente, trovano molte
resistenze all’interno dell’organizzazione.
Un percorso di miglioramento delle prestazioni per
un’organizzazione deve far fronte alle naturali resistenze al cambiamento da
parte delle persone coinvolte. Tre domande forniscono le linee guida per un
processo di cambiamento: che cosa cambiare, in che cosa cambiare, come attuare
il cambiamento.
Un percorso che provveda a dar risposta a questo ciclo di domande consente di
affrontare ogni problema ed ogni passo è necessario affinché l’insieme dei tre
costituisca condizione sufficiente per il miglioramento.
Qualsiasi soluzione si voglia implementare è necessario
ottenere la collaborazione di tutte le persone coinvolte.
L’introduzione di un’idea innovativa in un’azienda porta
inevitabilmente a fare i conti con le resistenze al cambiamento da parte delle
persone coinvolte.
Goldratt ha classificato queste resistenze secondo 6 livelli.
- Disaccordo sul problema ( non è un mio problema); l’essenza della Teoria dei vincoli consiste nell’idea che tutti gli effetti indesiderati presenti in una realtà possono essere ricondotti ad un'unica causa di fondo (il problema centrale) che li genera tutti. Il motivo che spinge le persone ad essere in disaccordo con il problema centrale è spesso la scarsa conoscenza che esse hanno della realtà in cui operano. L’individuazione del problema centrale è il primo passo verso il miglioramento.
- Disaccordo sulla direzione della soluzione; l’individuazione del problema centrale crea la necessità di trovare una strada da seguire per superarlo. L’ “injection” che elimina il problema centrale invalidando gli assunti a supporto della logica seguita, provvede una direzione da seguire per giungere alla soluzione. Si tratta di un’idea, di qualcosa che ancora non esiste, ma che , se ci fosse, porterebbe alla soluzione.
- Disaccordo sul fatto che la soluzione risolva il problema. Una volta identificata la direzione da seguire è necessario verificare che effettivamente essa porterà i benefici auspicati, eliminando tutti gli effetti indesiderati.
- Convinzione che la soluzione porterà effetti negativi. Accade spesso che di fronte ad una buona intuizione la tendenza delle persone sia di evidenziare gli effetti negativi legati alla sua realizzazione.
- Ostacoli all’implementazione della soluzione.A questo punto si tratta di implementare la soluzione ormai chiara e condivisa da tutti. Le resistenze sono ora legate a problemi pratici quali mancanza di denaro, di risorse, di tempo, è il momento di sviluppare il piano del progetto di miglioramento.
- Paura non verbalizzata
Dopo avere superato il livello di resistenza precedente, non
esistono ragioni valide per abbandonare l’idea del cambiamento.
Si tratta soltanto di decidere come agire a partire dal
giorno dopo: è necessario un piano d’azione che fornisca istruzioni chiare a
tutte le persone coinvolte nel progetto.
Gli strumenti logici offerti dalla TOC supportano i processi
di pensiero nel superamento graduale di tutti i livelli di resistenza
Il continuo
superamento di questi sei livelli permette di rendere operativo il ciclo di
miglioramento continuo, riassunto da Deming come PDCA (Plan – Do – Check – Act)
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