"Ma
certo! Ora che abbiamo fatto l'analisi lo vedo dovunque," dichiarò un
manager nel parlare con una certa emozione del problema di fondo della sua organizzazione.
Quel
nuovo manager si era offerto volontario per parecchi esempi del modo in cui il
male di tutti i mali gli aveva preso la mano. Aveva citato più volte come un
metodo di misurazione distorto aveva indirizzato le sue decisioni verso il
regno della illogicità. Potevo vedere come ne era stato conquistato. Gli altri
intorno al tavolo annuivano concordando, e restavano un po' spettatori, ad
esclusione di quel manager, che aveva visto la luce. Era assolutamente
convinto. Potevo solo sperare che non fosse l'unico.
Avevamo
finito l'Albero della Realtà Corrente solo appena due settimane prima. Avevamo
vagliato tutte le connessioni e scoperto la giusta formulazione per ogni
singola entità, non importa quanto fosse insignificante. C'eravamo mossi
insinuandoci tra il labirinto delle relazioni causa-effetto della nostra
organizzazione per scoprire la radice di tutti i mali, e questo manager lo
aveva riconosciuto per quello che effettivamente era. E ne era rimasto
convinto.
Ma
come si comportavano le rimanenti persone? Molti altri avevano individuato in
quello il core problem. Ma alcuni non c'erano arrivati. Molti proprio non ci
erano arrivati. Dannazione!
Allora
che cosa sarebbe successo? Perché solamente una persona ne era pienamente
persuasa mentre gli altri concordavano senza convinzione? Mi sarei scervellato
su questo per le settimane che sarebbero seguite, fino a quando non presi tra
le mani il libro di Edward deBono.
"La
mente è un sistema informativo auto-organizzante" cosi parlava deBono
nelle orecchie della mia mente mentre leggevo le sue parole. "Noi siamo
soliti pensare al cervello come un sistema statico, non dissimile da una
cassetta di sabbia in cui si lascino cadere delle sfere d'acciaio. Nella
cassetta ogni sfera crea un avvallamento e se ne resta ferma," dicendo
cosi la sua sfera creò un cratere nella sabbia della mia mente.
Capii
le parole di deBono. Dopo aver passato un mucchio di anni nel costruire modelli
matematici, mi ero ben abituato alle astrazioni. Il cassetto di sabbia era un
oggetto facile da vedere per me.
"Ma
quel modello era sbagliato" continuava deBono come una raffica di vento
che spazzava via dalla mia mente sia il cassetto che la sabbia. "Un
modello più accurato del modo in cui pensiamo lo fa somigliare ad una membrana
elastica e sottile," e mentre continuava il campo della mia visione
mentale si focalizzò di nuovo, "Se facciamo cadere una pallina di acciaio
su questa membrana, provocheremo un affossamento," lo disse come se una di
quelle sfere di acciaio lucente stesse incurvando la membrana della mia mente.
Come
potevo vedere chiaramente la lamina giallastra e la depressione a forma di cono
di tromba generatasi intorno alla biglia!
"Ciascuna
esperienza, come una biglia su una membrana sottile, condiziona la nostra
percezione degli eventi futuri," avvisava deBono. "Come la posizione
finale dell'ultima sfera è influenzata dalla depressione creatasi dalle
precedenti, così la nostra interpretazione degli eventi è influenzata dalle
esperienze passate."
Potevo
vedere in modo chiaro la seconda biglia d'acciaio, prima rimbalzare sulla
lamina tesa e poi rotolare lentamente verso la sua lucente compagna. Ma la
seconda sfera si era mossa per conto suo? Che cosa era successo alla prima
sfera, era rimasta ferma, o anche la sua posizione era stata influenzata dalla
caduta della seconda biglia? Dovevo scoprirlo.
Costruii
il modello di deBono in meno di un'ora. Una semplice scatola di cartone, aperta
verso l'alto, con distesa sopra, anziché una membrana di gomma, un foglio molto
sottile di plastica. Mi dovevo accontentare della plastica. Non esisteva
neanche un solo pezzo di gomma in tutta l'azienda. E le biglie… mi tormentavo
per trovarle fino a quando non mi vennero in mente le sfere che si trovano nei
mouse. Quindi smontai i dispositivi di puntamento di qualche vecchio computer e
in breve il modello di deBono che era nella mia testa stava di fronte a me in
tutta la sua gloria e nastro adesivo.
Con
cautela, presi la prima sfera del mouse e la posi sul foglio di plastica teso
sopra la scatola. Proprio come mi aspettavo, il suo peso fece afflosciare il
foglio, creando la prevista depressione a forma di cono di tromba. A questo
punto presi la seconda sfera e la posi a qualche centimetro distante dalla
prima ed aspettai. Immediatamente, la seconda biglia affossò il foglio di
plastica e restò ferma. Ma dopo qualche secondo cominciò a muoversi verso la
prima, e appena poco prima che le due biglie si incontrassero, la prima si
mosse lentamente, molto lentamente, ma si mosse!
Se
il modello di deBono può essere considerato valido anche per la vita, non solo
le nostre esperienze passate possono influenzare la nostra percezione del
futuro, ma gli eventi futuri possono fare lo stesso con le conclusioni che
traiamo dagli eventi passati. Questo perché la prima biglia si è mossa, non è
rimasta ferma nel posto in cui era. La mente, la cui membrana stavo affossando
con le mie sfere del mouse, può essere cambiata. Può essere alterata da eventi
non ancora provati. Stavo lasciando correre i miei pensieri con questi nuovi
concetti, quando il telefono richiamò la mia attenzione.
"Non
c'è più corda - NdT," disse la voce del mio amico come provenisse dalla terra
promessa. "Il problema è che non c'è più corda nel sistema," ripeté,
parlando della realtà nella quale spendo la maggior parte delle mie ore del
giorno.
Con
mio stupore, afferrai immediatamente che cosa avevo capito ma non avevo notato.
La sua osservazione era del tutto corretta. Nella mia realtà, non ci sono
praticamente limiti alla quantità di lavoro che può essere richiesta ai
dipendenti. I vari progetti si susseguono a un ritmo che pare limitato
solamente dai budget annuali. Per chi conosce la terminologia del Drum Buffer
Rope, possiamo dire che non c'è corda (rope). Naturalmente non abbiamo né un
buffer né un drum, ma ancora più sicuramente non c'è rope.
Discutemmo
brevemente dopo che aveva fatto cadere quel macigno direttamente nel mezzo
della mia membrana mentale. Il mio amico aveva una certa abilità nel colpire
bersagli di questo tipo. Sforzandomi seriamente penso che sarei in grado di
ricordare tutto quello che ci dicemmo in quei momenti, ma sicuramente una frase
non rischia di essere dimenticata: "Non c'è più corda nel sistema".
Quel
macigno ora giace nelle profondità dell'abisso della mia membrana e attira
verso lo stesso un numero indefinito di sfere di dimensione più piccola. Il
modello di deBono ne è rimasto morto e sepolto. Nemmeno una delle precedenti
biglie che avevano colpito in precedenza il mio cervello a membrana era rimasta
al suo posto. Tutte avevano sentito farsi tirare dalla frase pronunciata dal
mio amico. Improvvisamente, come quel manager che si era trovato completamente
convinto nell'avere individuato il core problem, anch'io potevo vederlo
dappertutto. Non c'era corda nel sistema.
Dopo
quindici minuti di colloquio al telefono, tornai alla mia simulazione del
modello di deBono di membrana della mente. Naturalmente le due sfere del mouse
erano ancora lì, ma la plastica aveva qualcosa di diverso. La depressione a
forma di cono di tromba era molto più marcata, le due sfere con il tempo
avevano marcato maggiormente la superficie. In questo modo, la loro influenza
sulle sfere che cadranno in futuro sarà molto più pronunciata. La probabilità
di essere loro influenzate dalla caduta delle sfere successive a loro era
diminuita fortemente, a causa del modo in cui si erano sistemate nel tempo.
Pensai
a quei manager di cui stavo perdendo il sostegno. Erano nell'organizzazione da
parecchi anni, e un errato sistema di valutazione aveva lasciato in più di
dieci anni una forma nella membrana delle loro menti che la nostra analisi non
era riuscita a togliere. Non l'avevo neppure scalfita. Che avessi bisogno di
una sfera di dimensioni elefantesche? Ma ero fortunato: il Museo di Storia
Naturale di New York stava esponendo i resti dei dinosauri.