domenica 13 luglio 2014

L'intimo legame tra Theory of Constraints ed ebraismo


Riflessioni organizzative – suscitate dalla lettura del libro di Nilton Bonder “La teoria della felicità economica” edizioni Sperling & Kupfer



 …. Ancora una volta constatiamo quindi che, a meno che sia necessario, è meglio non fare nulla che trasformare qualcosa in nulla. Bisogna fare molta attenzione che il nostro profitto non sia soltanto apparente. Un profitto oggi che si traduce in un costo domani non è ricchezza: al contrario è una doppia perdita di tempo[1]. Spesso siamo costretti a comportarci così per sopravvivere, ma un Mercato sofisticato dovrebbe pianificare in modo da evitare questo tipo di situazione…



Credete che Bonder sia un premio Nobel per l’economia o un guru del management? Vi sbagliate, quelle che avete appena letto sono le parole di un rabbino brasiliano, e sono tratte da un libro  che divulga con humor il punto di vista della tradizione ebraica sulla ricchezza.



La TOC (Teoria dei Constraint ) affonda le sue radici culturali nel pensiero e nel modo di acquisire conoscenza degli ebrei. Uno stile di pensiero intrisecamente sistemico, portato cioè a considerare la realtà come insieme di interdipendenze, di relazioni causa-effetto, che vede nella conoscenza di queste connessioni il più importante fattore produttivo (quella conoscenza che il dr. Deming chiamava profonda significando con questo che non si fermava alla apparenza delle cose, ma comprendendone le profonde connessioni ci permette di pianificare il cambiamento).





La– TOC di Goldratt afferma che come la forza di una catena è determinata dall’anello più debole, così le prestazioni di un sistema sono limitate da un fattore che chiamiamo vincolo (o constraint).



Gestire efficacemente un sistema stabile significa gestirne nel modo migliore il constraint.
Alla domanda: come si gestisce la crescita di un organizzazione in ottica di miglioramento continuo? La TOC risponde con la costruzione di un sistema stabile sincronizzato su un vincolo che viene scelto strategicamente.  Il vantaggio nella gestione di un sistema siffatto è che sappiamo su che cosa concentrarci per crescere e su quale punto focalizzare l’attenzione per esercitare un’attività di controllo realmente efficace. Il modello d’impresa descritto richiede la creazione di una struttura gestionale appropriata.

Per fare questo è necessario un cambio di paradigma che coinvolge le politiche aziendali, gli atteggiamenti, il modo in cui le persone vengono misurate e le aspettative che esse hanno dal lavoro, tutti fattori che contribuiscono a generare le naturali resistenze delle persone al cambiamento.



Le poche righe di Bonder dicono in modo molto semplice e completamente generale una “verità” che la TOC ha declinato in campo organizzativo, del management nei 5 passi di focalizzazione.



Il concetto di constraint attorno al quale si basa la TOC è esprimibile, parafrasando Bonder, come “il solo elemento di un sistema produttivo in grado di trasformare sempre qualcosa in qualcosa, di generare un profitto oggi senza costi domani”.


[1] Pensate al caso di un reparto di produzione che lavora per il magazzino (e non per soddisfare ordini di clienti), state generando ricchezza (come gli schemi contabili utilizzati nelle aziende tendono a farvi credere) oppure state perdendo due volte il vostro tempo (prima per produrre e poi per abbassare l’inventory!)