lunedì 6 ottobre 2014

La misura della complessità nella gestione dei rischi (industriali, finanziari, aziendali,….) Uno strumento di anticipazione di crisi e conflitti.



I sistemi complessi, quali una raffineria o una centrale nucleare o una rete di filiali bancarie, sono caratterizzati da un elevato rischio operativo e da una elevata complessità.
Elevato rischio operativo e elevata complessità che, per chi non ha mai dovuto affrontarli, sono assimilabili alla sensazione di essere in balia degli eventi che proviamo nell’era attuale della globalizzazione.

La nostra capacità individuale e collettiva di dominare questa crescente complessità non è sufficiente a farci dormire sonni tranquilli.

Viviamo in tempi turbolenti, dominati da incertezze, recessioni e mercati sempre più volatili. Queste ed altre manifestazioni della globalizzazione stanno contribuendo ad un aumento drammatico di complessità in tutte le sfere della vita sociale e, in maniera particolare nell’economia. Ma la globalizzazione è il risultato dell’aumento della complessità o è proprio l’aumento della complessità che da luogo alla globalizzazione?
La globalizzazione, dal nostro punto di vista, emerge spontaneamente quando un sistema socio-economico raggiunge un sufficiente grado di complessità. L’aumento globale della complessità – che è conseguenza di determinate leggi della fisica – è ciò che rende inevitabile la globalizzazione. Per gli stessi motivi, una società sufficientemente complessa produce, inevitabilmente, fenomeni come il terrorismo o l’emergenza di conflitti.

La nostra società globale è come una enorme e dinamica rete, composta da nodi e collegamenti. Il numero di collegamenti fra i nodi (individui, aziende, mercati, nazioni) stanno aumentando velocemente, così come il numero di nodi stessi. Analogamente a quanto accade nei sistemi industriali complessi.

Una caratteristica fondamentale di questa rete è la sua entropia, che ne quantifica l’incertezza. Poiché i nodi non si comportano sempre in un modo razionale e prevedibile, i collegamenti sono “sporchi”. Poiché globalmente la quantità di entropia può soltanto aumentare – conseguentemente alla Seconda Legge della Termodinamica - mentre nuovi collegamenti vengono creati, molti altri vengono distrutti. Questo processo è inevitabile. Infine, la rete è instabile, dinamica e stocastica e il suo sviluppo e la sua entropia stanno accelerando velocemente. A che conduce tutto ciò? Il nostro mondo diventerà sempre più più complesso, incerto e turbolento. L’unica costante è il cambiamento ed il tasso di crescita della complessità sta aumentando.

È quindi facilmente comprensibile quanto sia difficile ed arduo prendere le giuste decisioni in circostanze simili. Non c’è più tempo per cercare ed implementare soluzioni ottimali ai problemi che oltretutto sono intrinsecamente fragili e che sono più adatte a circostanze dominate da stati di determinismo. Ambienti instabili, incerti e in rapida evoluzione, richiedono decisioni veloci e robuste.

Oggi è possibile misurare la complessità di queste reti in una maniera razionale. È inoltre possibile misurare il tasso di aumento della complessità. Chiaramente, alta complessità implica un elevato sforzo di gestione.

Ecco perché, intuitivamente, gli esseri umani preferiscono star lontani da situazioni altamente complesse. La migliore tra le soluzioni funzionanti è quella più semplice.

Ma grazie allo studio della complessità siamo in grado di valutare quando le reti dinamiche cominceranno a sgretolarsi. Infatti, una data rete dinamica non può svilupparsi oltre il proprio limite “fisiologico” noto come complessità critica. Quando questo limite viene raggiunto, la rete diventa criticamente complessa e si comincia a comportare in maniera fragile diventando, quindi, vulnerabile. Quando una parte della rete globale “soffre” o si spezza, abbiamo una crisi.

L’alta densità dei collegamenti garantisce una veloce propagazione delle crisi e dei traumi nel resto della rete. Quindi un problema locale si trasforma rapidamente in un problema globale.

La crisi sub-prime degli Stati Uniti ne è un buon esempio. La crisi si è espansa rapidamente attraverso l’economia mondiale.

A causa della natura della rete e, per di più, a causa della relativa complessità che velocemente aumenta, simili crisi diventeranno sempre più frequenti in tutti I sistemi complessi.

Siccome queste crisi hanno un impatto non più locale ma globale sorge una domanda a cui dare una risposta: È possibile anticipare e quindi prevedere tali crisi? Può l’anticipazione di crisi trasformarsi in un nuovo paradigma di gestione e di management? La risposta è affermativa.

Oggi, grazie alla disponibilità di soluzioni innovative che consentono di misurare e di gestire la complessità, è possibile anticipare crisi e conflitti. La disponibilità di un efficace sistema di pre-allarme ha un valore economico e politico significativo.

Il concetto è semplice: lo stato di salute di un dato sistema è proporzionale alla differenza fra la sua complessità critica ed il valore attuale di complessità. In prossimità della soglia di criticità il sistema diventa fragile e quindi vulnerabile.

Il punto è, quindi, la capacità di poter misurare sia la complessità così come il corrispondente limite critico. Ontonix ha sviluppato delle misure “naturali” per entrambi, lavoriamo direttamente con i dati grezzi estraendo regole e relazioni tra i parametri utilizzando delle tecniche di trattamento d’immagine appositamente sviluppate.

Con queste premesse possiamo stabilire che un sistema entra in uno stato di pre-crisi quando si avvicina alla propria soglia di complessità critica. La misurazione dell’andamento della distanza di un sistema dalla relativa complessità critica fornisce direttamente una misura della sua vulnerabilità.

I sistemi che vengono mantenuti ad una distanza di sicurezza dalla criticità sono robusti e quindi godono di una bassa esposizione al rischio. Questa regola ha validità generale e si può applicare ad a impianti industriali complessi (centrali nucleari) così come a sistemi più ampi (settore immobiliare o il controllo del traffico aereo).

L’enorme valore di questa metodologia trova le sue radici in un fatto fondamentale: il crollo di sistemi sufficientemente complessi è spesso dovuto a cause endogene. Eventi traumatici provenienti dall’esterno (esogeni) non sono affatto necessari per distruggere un sistema molto complesso. E’ proprio l’elevata complessità che diventa causa primaria della loro naturale vulnerabilità. La storia è piena di esempi.

ma che cos'è la complessità?

La complessità è una naturale proprietà di ogni sistema. È definita come un mix di struttura (connettività) e incertezza. Così come per esempio l’energia, la complessità è una proprietà fondamentale ed intrinseca di tutti i sistemi dinamici quali l'economia, la società, l'Internet, l'ambiente, sistemi di traffico ecc. Le persone tentano istintivamente di stare lontani da situazioni di elevata complessità a causa di una ragione fondamentale: un’elevata complessità implica capacità di sorprendere.
  

'Complesso' non implica necessariamente 'complicato.' Un sistema estremamente complicato può possedere numerosi componenti (per esempio il meccanismo di un orologio) ma non essere in grado di comportarsi in una maniera inaspettata. D’altra parte, sistemi con pochissimi componenti possono essere estremamente difficili da gestire senza essere complicati.

Complessità è la misura della quantità di informazione strutturata presente in un sistema; ovvero un insieme di regole correlate tra di loro dinamiche e organizzate. Con regola intendiamo l’espressione SE A allora B.

La topologia delle interazioni tra le regole riflette la struttura dell’informazione che scorre in un dato sistema.

Alcuni fatti riguardanti la complessità:

Un sistema è tanto più funzionale quanto più è complesso, la capacità di un sistema di realizzare delle funzioni è proporzionale alla sua complessità
Ogni sistema può raggiungere un valore massimo di complessità, chiamata complessità critica.
Nelle vicinanze della complessità critica il sistema diventa fragile, non è consigliabile operare in prossimità di questa soglia
Alta complessità significa comunque difficoltà a gestire.
Quando un sistema è nelle vicinanze della complessità critica va ristrutturato, o va aggiunta nuova “struttura” o va semplificato
Più componenti non significano necessariamente più complessità, un sistema con pochi componenti può essere più complesso di un sistema con molti componenti


Perché gestire la complessità?

Ci sono due buone ragioni di misurare e gestire la complessità. Prima di tutto, le leggi della fisica assicurano che la crescita della complessità è inevitabile. Ma è anche vero che sistemi estremamente complessi sono difficili da capire e da controllare. Buoni esempi sono l'economia globale, i mercati finanziari o il clima. Sappiamo che un’elevata complessità implica capacità di sorprendere. L’attuale crisi economica è un buon esempio. La crescente complessità oggi è il nostro principale problema, quindi va gestita.

La seconda ragione sta nel fatto che la complessità non può crescere in maniera illimitata. Infatti, risulta che ogni sistema ha un proprio limite naturale della complessità noto come complessità critica. Quando la complessità di un sistema si avvicina a questa soglia, il sistema stesso diventa fragile, sviluppando comportamento caotico ed inaspettato. Questa soglia impone limitazioni fisiche allo sviluppo sostenibile. Perciò, è vitale per i manager conoscere la complessità della propria azienda, cosi come la corrispondente complessità critica. In un'economia turbolenta la gestione del rischio diventa gestione della complessità.


Che cosa accade in prossimità della complessità critica?

Quando un certo sistema dinamico si trova in prossimità della sua Complessità Critica il suo comportamento diventa imprevedibile. Questa è una proprietà dei sistemi molto complessi che intuitivamente cerchiamo di evitare ed è difficilmente comprensibile e gestibile. L’ammontare di complessità di un sistema è proporzionale allo sforzo che occorre fare per gestirlo. In prossimità della Complessità Critica il comportamento del sistema passa repentinamente da un modo all’altro. Questo spiega perché certi sistemi vanno in default senza un preallarme.

Spasmi o crisi in un sistema dinamico sono accompagnati da inaspettate variazioni della sua complessità. La magnitudine dello spasmo è misurata dal delta di complessità prima e dopo lo spasmo.

Quando si è nelle vicinanze della complessità critica si osservano alcuni fatti:

La maggior parte delle relazioni tra le variabili sono vicine alla saturazione, sono molto sfumate e a volte deboli. La trasmissione dell’informazione diventa inaffidabile

Un piccolo aumento dell’entropia può causare che queste relazioni svaniscano

In queste condizioni la gestione del sistema è altamente impredicibile (rischiosa)



Misurando la distanza tra la complessità critica e il valore corrente di complessità di un sistema è possibile misurarne in tempo  reale la sua stabilità con un apposito indice in grado di segnalare in anticipo spasmi o crisi del sistema.

Volete degli esempi, sul sito ne troverete a bizzeffe: www.ontonix.com

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